Vuoi guadagnare il 3.75% in più all'anno?
Affidati ad un consulente finanziario!!!
Nel mondo Anglosassone, dove il ruolo della consulenza finanziaria è centrale per i risparmiatori, un singolo professionista in genere costa dallo 0.5 all’1.0% annuo, calcolato sul valore di portafoglio. Pertanto, i clienti vogliono sapere se stanno ottenendo i risultati attesi per cui pagano, e pretendono legittimamente che il costo sostenuto possa determinare un rendimento maggiore di quello ottenibile con il fai da te.
Vanguard ha anche definito specificatamente tale convenienza calcolabile ed ha pure definito matematicamente un nuovo indicatore finanziario ad hoc: l’Alpha del consulente (Aα).In particolare, se vengono seguite alcune best practice (principi di gestione finanziaria che attribuiscono qualità e sicurezza) nella gestione del denaro e degli altri asset patrimoniali, il risultato si assesta ad un Alpha compreso nell’intervallo del 3-4% all’anno.
D’altronde non è un mistero che le Banche Retail e le Poste Italiane offrano ai loro clienti family/lower class (questa la definizione di segmentazione interna degli istituti finanziari per definire gli investitori con meno di 250.000 €) prodotti standardizzati, concentrati su pochi strumenti emessi della stessa banca, quali obbligazioni strutturate o certificates o obbligazioni classiche bancarie, che forniscono rendimenti poveri e aleatori, anche per l’elevato costo di collocamento implicito nell’acquisto del prodotto.
Uno studio di Morningstar (la più importante società di informazione, monitoraggio e valutazione degli strumenti di risparmio gestito) rivela che gli investitori “fai da te” spesso ricevono rendimenti molto più bassi rispetto ai fondi in cui investono. Il motivo risiede nel fatto che essi rincorrono i fondi dopo le loro migliori performance, oppure li abbandonano proprio prima di un loro “decollo”, magari perché li hanno visti “un po’ fermi” e si sono spazientiti.
Un buon consulente finanziario, soprattutto all’inizio del rapporto, guarderà al quadro generale, valutando tutte le esigenze della famiglia ed i mezzi necessari per raggiungere gli obiettivi. Egli, in questo, modo, potrà guidare l’investitore attraverso la pianificazione delle esigenze finanziarie, previdenziali e pensionistiche, le strategie di investimento, le questioni fiscali collegate agli investimenti e altro ancora. Soprattutto, saprà tradurre in concretezza ciò che, senza la sua presenza costante, si scontrerebbe con l’improvvisazione, quella con cui si affrontano spesso i grandi eventi della vita: pagare l’università ai figli, comprare o vendere una casa, andare in pensione, ma anche (per i più giovani millennials) progettare il futuro, sposarsi, avere o adottare un bambino, ereditare dei beni oppure determinare la scelta tra un leasing o l’acquisto diretto dell’auto, rifinanziare un mutuo o evitare maggiori imposte sul trasferimento delle proprietà familiari.
In tutto il mondo, i consulenti finanziari e patrimoniali sono circa 20 milioni (35.000 solo in Italia), e tutti loro condividono economicamente con i propri clienti le diverse fasi di mercato: la loro remunerazione è legata al valore del portafoglio di investimenti, pertanto essi guadagnano meno quando i rendimenti scendono, e di più quando salgono (provate a non pagare o a ridurre la parcella di un avvocato se avete perso la causa, o quella di un commercialista se le vostre imposte sono aumentate rispetto all’anno precedente.…).
Questa caratteristica rende la loro professione unica, come solo la condivisione dei risultati, nella buona e nella cattiva sorte, può fare.