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Goffredo Tripi Consulenza Finanziaria

Esperto di Consulenza Finanziaria nel Cuore di Firenze

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Un consulente finanziario rende empiricamente, al netto, circa il 3.00% annuo in più rispetto ai rendimenti ottenuti con l’offerta “standard” delle banche tradizionali o della Posta. (Fonte il Sole 24 Ore).

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Rispetto al passato, oggi sempre più persone si chiedono se vale la pena farsi assistere da un consulente finanziario per la gestione dei propri investimenti. Di solito, le domande più frequenti riguardano l’entità della commissione annua (“…sarà ragionevole o troppo alta?”) da pagare, il costo medio degli strumenti finanziari consigliati, la loro capacità di lavorare nell’interesse del cliente e così via.

 

Nel mondo Anglosassone, dove il ruolo della consulenza finanziaria è centrale per i risparmiatori, un singolo professionista in genere costa dallo 0.5 all’1.0% annuo, calcolato sul valore di portafoglio. Pertanto, i clienti vogliono sapere se stanno ottenendo i risultati attesi per cui pagano, e pretendono legittimamente che il costo sostenuto possa determinare un rendimento maggiore di quello ottenibile con il fai da te.

 

Vanguard, una delle più grandi società di investimento del mondo, da 25 anni effettua ricerche e analisi grazie alle quali ha certificato che c’è una convenienza ben quantificabile nel servirsi di un consulente finanziario. Vanguard ha anche definito specificatamente tale convenienza calcolabile ed ha pure definito matematicamente un nuovo indicatore finanziario ad hoc: l’Alpha del consulente (Aα).

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In particolare, se vengono seguite alcune best practices (principi di gestione finanziaria che attribuiscono qualità e sicurezza) nella gestione del denaro e degli altri asset patrimoniali, il risultato si assesta ad un Alpha compreso nell’intervallo del 3-4% all’anno. Ad una conclusione simile arriva anche uno studio separato di Russell Investments, che stima l’aumento medio del rendimento ottenuto grazie al lavoro di un buon consulente finanziario nel 3,% annuo.

 

D’altronde non è un mistero che le Banche Retail e le Poste Italiane offrano ai loro clienti family/lower class (questa la definizione di segmentazione interna degli istituti finanziari per definire gli investitori con meno di 250.000 €) prodotti standardizzati, concentrati su pochi strumenti emessi della stessa banca, quali obbligazioni strutturate o certificates o obbligazioni classiche bancarie, che forniscono rendimenti poveri e aleatori, anche per l’elevato costo di collocamento implicito nell’acquisto del prodotto.

 

Per fortuna, molti risparmiatori, all’interno di un rapporto fiduciario (ma condiviso), hanno deciso di avvalersi di un consulente finanziario, il quale ha diversi modi per aggiungere valore agli investimenti o aiutare i giovani risparmiatori a formare un capitale mediante programmi di accumulo e accantonamenti nel tempo.

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I piccoli risparmiatori, che per le Banche e le Poste sono di fatto quasi fastidiosi, vengono invece “coccolati” e guidati dai consulenti finanziari che, di norma, dedicano la stessa attenzione, competenza e professionalità a qualunque cliente, senza guardare alle dimensioni del portafoglio da essi detenuto

 

In particolare, ciò che fa la differenza è lo sviluppo di una strategia di investimento sostenibile, con un occhio attento anche alla previdenza ed alla protezione del patrimonio, un progetto di investimento con obbiettivi concreti, visibili e facilmente quantificabili.

 

Il modo più efficace per ottenere benefici in termini di rendimento, contrariamente a quanto si pensi, non è solo legato ai numeri, ma bensì al c.d. coaching comportamentale, ossia la capacità dei consulenti finanziari di insegnare a tenere sotto controllo le paure e le emozioni dei loro clienti, fornendo consulenza e rassicurazioni costanti, basate sui fatti e sulla razionalità, quando i mercati “impazziscono”.

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Uno studio di Morningstar (la più importante società di informazione finanziaria indipendente) monitoraggio e valutazione degli strumenti di risparmio gestito) rivela che gli investitori “fai da te” spesso ricevono rendimenti molto più bassi rispetto ai fondi in cui investono. 

 

Il motivo risiede nel fatto che essi rincorrono i fondi dopo le loro migliori performance, oppure li abbandonano proprio prima di un loro “decollo”, magari perché li hanno visti “un po’ fermi” e si sono spazientiti. Un buon consulente, grazie al coaching comportamentale, può prevenire tali atteggiamenti irrazionali e controproducenti, spiegando ai clienti che smarrire l’obbiettivo prefissato nella costruzione del proprio portafoglio di fronte ad eventi strettamente contingenti genera solo squilibri nel portafoglio ottimizzato, impoverendone la crescita.

 

Ricordiamoci inoltre che le c.d. correzioni (fasi in cui tutti i mercati scendono, ivi compreso quello obbligazionario, determinando una diminuzione del valore dell’investimento) sono sempre esistite, durano poco e bisogna semplicemente stare tranquilli e farle passare. Anzi, è proprio in questi momenti che bisognerebbe investire, approfittando dei prezzi più bassi.

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Nel dettaglio, affidarsi ai consulenti finanziari consente di: costruire un portafoglio che rispecchia le qualità, le attese e la propensione al rischio del cliente, oltre che le sue esigenze personali e le prospettive future; investire in modo efficace e diversificato; valutare un piano di pensionamento complementare solido che genererà un reddito sufficiente nell’età avanzata; suggerire le coperture assicurative più efficaci per proteggere la tua casa, la tua auto, la tua vita, le tue entrate e qualsiasi altra cosa che necessiti di protezione, ivi compreso il patrimonio nella sua interezza; tenere sotto controllo il livello di indebitamento; supportare tutta la famiglia nella pianificazione patrimoniale e nei passaggi generazionali.

 

Un buon consulente finanziario, soprattutto all’inizio del rapporto, guarderà al quadro generale, valutando tutte le esigenze della famiglia ed i mezzi necessari per raggiungere gli obiettivi. Egli, in questo, modo, potrà guidare l’investitore attraverso la pianificazione delle esigenze finanziarie, previdenziali e pensionistiche, le strategie di investimento, le questioni fiscali collegate agli investimenti e altro ancora. Soprattutto, saprà tradurre in concretezza ciò che, senza la sua presenza costante, si scontrerebbe con l’improvvisazione, quella con cui si affrontano spesso i grandi eventi della vita: pagare l’università ai figli, comprare o vendere una casa, andare in pensione, ma anche (per i più giovani millennials) progettare il futuro, sposarsi, avere o adottare un bambino, ereditare dei beni oppure determinare la scelta tra un leasing o l’acquisto diretto dell’auto, rifinanziare un mutuo o evitare maggiori imposte sul trasferimento delle proprietà familiari.

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In tutto il mondo, i consulenti finanziari e patrimoniali sono ben oltre il milione (53.000 solo in Italia), e tutti loro condividono economicamente con i propri clienti le diverse fasi di mercato: la loro remunerazione è legata al valore del portafoglio di investimenti, pertanto essi guadagnano meno quando i rendimenti scendono, e di più quando salgono (provate a non pagare o a ridurre la parcella di un avvocato se avete perso la causa, o quella di un commercialista se le vostre imposte sono aumentate rispetto all’anno precedente.…).

 

Questa caratteristica rende la loro professione unica, come solo la condivisione dei risultati, nella buona e nella cattiva sorte, può fare

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